domenica 13 luglio 2014

BASTA DISCRIMINAZIONI PER I BAMBINI ROMA

Sono innanzitutto bambini e per loro nessuna discriminazione: a dirlo forte è la presidente della CAI Della Monica intervenuta ieri ad un convegno a Roma. A cui abbiamo partecipato anche noi. E ve lo raccontiamo.
“Minori Rom: tutela dei diritti e prevenzione dell’esclusione” è il titolo del convegno svoltosi ieri a Roma organizzato dall’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, in collaborazione con l’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).
L’incontro è stato senza dubbio di alto livello, nel corso del quale sono state affrontate con professionalità le diverse problematiche che coinvolgono il mondo dei Rom in Italia, con particolare riferimento l’universo minori.
Luisa Quaranta, responsabile della sede romana di CIAI, che lo ha seguito per noi, ci ha fornito una sintesi dei passaggi che più riguardavano il nostro ambito di lavoro, l’adozione. Fra i relatori, infatti, vi era anche il Presidente della CAI, Commissione per le Adozioni Internazionali, Silvia Della Monica, che ha affrontato il tema della tutela dei diritti dei minori Rom nell’ambito dell’adozione nazionale e internazionale.
La presidente CAI ha innanzitutto sottolineato come, in realtà, nella Legge attualmente in vigore in Italia in la tutela nei confronti dei bambini Rom risulti attenuata. Ha ricordato come la Corte di Cassazione sia lodevolmente intervenuta contro la discriminazione nel 2009, accogliendo il ricorso presentato contro un decreto di idoneità del Tribunale per i minorenni di Catania; tale decreto, lo ricordiamo, conteneva un vincolo rispetto al colore della pelle del minore adottabile ed è stato evidenziato come un decreto non possa essere discriminatorio e non possa andare contro il superiore interesse del minore. In un altro caso, del 2011, lo stesso Procuratore generale era intervenuto a tutela della legge affermando che debba essere negata l’idoneità a una coppia che nel colloquio con il giudice aveva espresso la sua “non disponibilità” nei confronti  di bambini di religione diversa dalla cattolica, figli di pazienti psichiatrici o bambini Rom e aveva espresso perplessità per bambini di colore.
La discriminazione contro i minori Rom avviene anche all’estero (Bulgaria, Slovacchia e anche Lettonia): è emerso, infatti, che le coppie di questi paesi che si avvicinano all’adozione nazionale non vogliono bambini Rom. La Presidente CAI ha citato il caso della direttrice di un orfanatrofio bulgaro che, firmando l’assenso per l’adozione a una coppia italiana, ha dichiarato che la bambina in questione era stata ripetutamente rifiutata in quanto Rom.
Proseguendo nel suo intervento, Silvia Della Monica ha anche sottolineato come sia compito della CAI tutelare che nessuna discriminazione venga posta in atto dagli Enti Autorizzati; ha portato ad esempio una frase in cui si è imbattuta sul sito di un Ente che descriveva, testuali parole :” i minori rom hanno caratteristiche fisiche particolari, colorito scuro e aspetto muscoloso“. Ha assicurato che lo farà togliere e ci auguriamo che lo faccia presto. Si è ancora detta assolutamente contraria alla desgiuridizionalizzazione e anche al passaggio alle competenze di politica estera, ritenendo che si debba invece rimanere nell’ambito della tutela dei diritti umani.
Dai contributi degli altri relatori ricaviamo innanzitutto qualche dato: in tutta Europa i Rom sono 11 milioni, in Italia sono 130/170 mila, lo 0,3% della popolazione. 70% sono cittadini italiani e 60% sono bambini. Nelle case famiglia rappresentano il 10% dei bambini ricoverati. Educazione, salute alloggio, lavoro sono i cardini dell’integrazione. La loro vulnerabilità passa soprattutto attraverso la loro invisibilità: un bambino nato in Italia, se i suoi genitori non hanno documenti, è di fatto apolide, non ha né la cittadinanza italiana  e nemmeno quello del Paese di origine della sua famiglia.
Ulderico Daniele, Professore di Antropologia Culturale nell’Università degli Studi Roma Tre nella sua relazione I giovani rom nei campi nomadi: le pratiche ambigue del diritto e della tutela” ha invitato ad osservare come la retorica del diritto e della cultura possano giustificare al tempo stesso la massima repressione e il massimo lassismo. “Identificando la minoranza, la discrimino e la isolo. Sembra assurdo, ma garantire il container per abitarvi se si mandano i figli a scuola e garantire il pulmino che ce li porta, significa aumentare la diversità del bambino Rom dagli altri bambini. Mettere a disposizione il mediatore culturale nei rapporti tra la famiglia e la scuola significa sottolineare l’incapacità dei genitori a rappresentarsi. Insomma non dobbiamo pensare i Rom come un universo monolitico, ma considerare la dimensione storica e quella del contesto” ha detto il professor Daniele.

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