giovedì 19 novembre 2015

DALLA PARTE DEI BAMBINI onlus
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#LIBERI TUTTI!


20 NOVEMBRE 2015 – GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEI BAMBINI



Nel mondo
più di 8 milioni di bambini vivono in istituto, in condizioni che non garantiscono loro continuità di affetto e cure personalizzate.
Nell'80% dei casi non si tratta di orfani: questi bambini vivono lontani dalle loro famiglie perché sono poveri, perché sono disabili o perché appartengono a minoranze etniche.
Alcuni di loro vivono in istituto perché hanno problemi comportamentali o perché sono stati abusati.


In Italia
L'8° rapporto di monitoraggio del Gruppo CRC diffuso pochi giorni fa, evidenzia che 1 bambino su 500 vive in strutture di accoglienza.
Molti di questi bimbi hanno un'età che va da 0 a 6 anni e, contrariamente a quanto previsto dalla legge 149/2001, vengono inseriti in comunità e non vengono accolti in famiglie affidatarie.

Questa è una violazione dei loro diritti umani e gli effetti di tutto questo durano un'intera vita!


I bambini non dovrebbero crescere negli istituti in ambienti spersonalizzati ed in contesti isolati da quella che è la vita di ogni giorno della società civile.
Tutti gli studi effettuati su bambini istituzionalizzati hanno dimostrato che i giovani adulti cresciuti in istituto hanno 10 volte in più la probabilità di essere coinvolti nella prostituzione rispetto ai loro coetanei, 40 volte in più la probabilità di avere la fedina penale sporca e 500 volte in più la probabilità di togliersi la vita.


UNA SOLUZIONE E' GIA' POSSIBILE?
SI' E DOVREBBE ESSERE APPLICATA GIA' DA ORA


La Convenzione ONU per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza prevede già diversi modi per garantire ai bambini il rispetto del loro diritto di vivere in famiglia

  • reinserimento in famiglia naturale/allargata
  • famiglia sostituta
  • affido familiare
  • adozione
  • affido in situazioni di emergenza
  • affido educativo specializzato
  • gruppi famiglie comunitarie
  • adozione a distanza


Dalla Parte dei Bambini opera a tutti i livelli, anche in rete con altri attori, per trasformare un sistema obsoleto e dannoso in uno che sostiene e protegge i bambini e permette loro di sperare in un futuro positivo.


Per questo vogliamo liberare tutti i bambini dagli istituti affermando il rispetto dei loro diritti.





Dai loro voce anche tu!
Inoltra questo messaggio ai tuoi amici, per dire a tutti che ogni bambino ha diritto all'amore di una famiglia.











giovedì 12 novembre 2015

UDINE - L'ASSESSORE NONINO INVOCA L'ESERCITO




L'Assessore ai Diritti e all'inclusione sociale del Comune di Udine, Antonella Nonino, afferma: "L'esercito è l'unico di farsi carico e di gestire con efficacia questa situazione".

"Abbiamo bisogno dei mezzi, delle competenze – ha spiegato Nonino – e delle strutture fisiche dell’esercito, cioè le caserme come ha già ribadito il sindaco".
A Udine, ma da quello che mi dicono i colleghi anche in altri capoluoghi come Gorizia e Trieste, ci sono centinaia di persone che dormono all’addiaccio e nessuno può pensare che siano gli enti locali, così come soltanto la Regione, a farsene carico. È semplicemente impossibile"


Nel capoluogo sono oltre 190 i profughi al di fuori del sistema di accoglienza che passano le notti nei sottopassaggi della stazione o nei parchi della città.
Molti di loro arrivano direttamente in stazione dall'Austria dopo essere stati respinti dalla Germania e classificati come "migranti economici" perché non provengono dalla Syria.

Tutti noi volontari cerchiamo come possiamo di tamponare l'emergenza cercando disperatamente coperte, portando ai profughi un te' caldo e i biscotti la sera. 
L'esercito ha i mezzi ed ha le caserme che a Udine sono tante e sono vuote!
Senza istituzioni non ci può essere accoglienza efficace.

lunedì 9 novembre 2015

PERCHE' LE GRANDI ONG SONO COSI' RECALCITRANTI AD AIUTARE LA GRECIA


Sono rimasta veramente colpita da un articolo di Beulah Devaney pubblicato a dicembre su newint.org.  

L'ho letto con interesse per cercare di trovare una risposta ad una domanda di molti volontari che faccio mia: come mai nei campi abbiamo visto così poche ONG? Tutte quelle grandi ONG che si fanno pubblicità alla televisione, sponsorizzano squadre di calcio di serie A, pubblicano rapporti statistici ogni secondo e si fanno pubblicità con fotografie che di solito ritraggono bambini nudi con il pancione e coperti di mosche?
Dove sono questi salvatori del mondo davanti ad una catastrofe come quella che stanno affrontando milioni di profughi e di cittadini europei?
Un recente rapporto dell'UNHCR evidenzia come la Grecia abbia il più alto numero di immigrati via mare con 68.000 arrivi nella prima metà del 2015.
Ma parliamo dell'isola di Lesbo, la maggiormente colpita da questo fenomeno.
Alcune ONGhanno una presenza effettiva sull'isola:  MSF ha offerto un autobus per accompagnare i profughi più vulnerabili dalle spiagge di arrivo al centro di Mytilene e Amnesty International ha redatto un report sulla crisi allo scopo di fare pressione sulla Comunità Europea affinché riveda le proprie politiche di ricollocamento dei rifugiati.

Resta il fatto che, su 12 ONG intervistate da chi ha scritto l'articolo, solo 8 hanno risposto: 4 di esse hanno negato ogni tipo di responsabilità e 3 hanno dichiarato di non essere interessate ad operare in Grecia. 
Solo Oxfam ha risposto dichiarando che, pur nella consapevolezza dell'estrema sofferenza vissuta dai profughi ma anche dalla popolazione in Grecia, Oxfam non può prendersi carico dell'impegno economico di un progetto specifico in quel Paese. 
Sono perplessa.....   

(foto di Ospiti in Arrivo)








lunedì 2 novembre 2015

PER CONOSCERCI MEGLIO.... un estratto del nostro codice etico PRINCIPI ETICI GENERALI L’Associazione assume il perseguimento dei Diritti dell’Infanzia facendo propri i principi espressi dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. La vision dell’Associazione è il miglioramento delle condizioni di vita e di relazioni nei quali i bambini vivono: famiglie, comunità, istituzioni La mission dell’Associazione è: - la promozione dei Diritti dell’Infanzia come obiettivo centrale della propria attività - il miglioramento delle condizioni di vita e di relazioni nei quali i bambini vivono: famiglie, comunità, istituzioni - la promozione di azioni concrete affinché ad ogni bambino venga assicurato il diritto alla sopravvivenza, alla protezione, allo sviluppo e alla partecipazione - la promozione dei diritti dei bambini attraverso lo sviluppo di una base di adesione popolare attraverso campagne di advocay e la promozione della cittadinanza attiva - la promozione di tutti gli strumenti previsti dalla CRC per la messa in protezione tra cui particolare importanza verrà data al sostegno a distanza, all’adozione nazionale, internazionale e all’affido familiare - operare concretamente a favore della deistituzionalizzazione dei bambini affinché possano pienamente sviluppare il loro potenziale ed esercitare i diritti che la CRC gli riconosce - il perseguimento della mission avverrà attraverso forme concrete di sostegno immediato e forme di collaborazione con attori locali ed affidabili, in Italia e all’estero, che condividano con l’Associazione la sua mission e i principi etici generali.

venerdì 18 luglio 2014

UNITI PER L'ADOZIONE

Battesimo per “Uniti per l’adozione” davanti alla presidente della Cai Silvia Della Monica

Scritto da Ufficio stampa on . Postato in InformatiNews da Cifa
600x250_Mondo_Togo_TesoroRieccoci gli uni davanti agli altri. Dopo circa due anni dall’ultimo appuntamento ufficiale, la Commissione Adozioni Internazionali e gli Enti Autorizzati si sono incontrati ufficialmente lunedì scorso, il 14 luglio. Un appuntamento importante, che ha rappresentato la prima assemblea generale di tutti gli enti da quando Silvia Della Monica è diventata la nuova presidente della stessa Cai.
Quella di lunedì è stata l’occasione per presentare ufficialmente “Uniti per l’Adozione”, una nuova rappresentanza degli Enti Autorizzati.
Di seguito il comunicato diffuso dal gruppo.

Nuova presidenza Cai ed Enti Autorizzati: primo incontro
A distanza di due anni dall’ultima, si è tenuta oggi 14 luglio, a Roma, la 1^ Assemblea Generale degli EEAA sotto la guida della Presidente Silvia Della Monica.
45 Enti Autorizzati, cioè il 72,6% dei 62 totali, si sono espressi unitariamente con una propria rappresentanza denominata “Uniti per l’adozione”.
Gli Enti Autorizzati che ne fanno parte hanno molti anni, fino ad alcuni decenni, di esperienza nelle  adozioni internazionali e possono contare su una presenza strutturata, forti legami con il territorio e le istituzioni locali, una conoscenza approfondita della realtà dei Paesi in cui operano e da cui vengono i bambini con l’adozione.
Nel rispetto dei reciproci ruoli ed ambiti di responsabilità, una collaborazione fattiva tra Enti Autorizzati, attraverso la loro  rappresentanza, e la Commissione Adozioni può essere un contributo determinante per il sistema adozioni Italia.
I temi ritenuti urgenti ed importanti presentati in plenaria sono riassumibili in cinque punti:
  • Modalità di collaborazione tra Enti autorizzati e Commissione Adozioni;
  • Situazione nei Paesi di provenienza;
  • Tempi e modalità di nuove autorizzazioni o estensioni per nuovi paesi;
  • Proposte di aggiornamento delle Linee Guida per gli Enti Autorizzati;
  • Bandi per progetti di sussidiarietà.



“Uniti per l’adozione”:

RIUNIONE PLENARIA ENTI AUTORIZZATI E CAI - DOPO DUE ANNI

da VITA

La riunione plenaria dei 62 enti autorizzati alle adozioni internazionali con la CAI-Commissione adozioni internazionali, è stata l’occasione per il debutto di una nuova rappresentanza, “Uniti per l’adozione”. Si tratta di una realtà che esprime 45 enti autorizzati (il 72% del totale), maturata nei due anni di “autoconvocazioni” degli EEAA, in assenza di convocazioni da parte della Cai: un fatto decisamente nuovo nel panorama delle adozioni italiane, dove storicamente la rappresentanza è stata sempre alquanta frammentata. «Riteniamo che la rappresentanza sia un valido strumento di lavoro specialmente per una proficua collaborazione con la Commissione per le Adozioni Internazionali», ha detto Pietro Ardizzi, portavoce di “Uniti per l’adozione”, nell’intervento fatto a nome dei 45 enti davanti alla presidente Della Monica (in allegato il testo integrale).
Cinque i capitoli affrontati, i temi «importanti e urgenti» su cui “Uniti per l’adozione” ha fatto le proprie proposte e richieste. Eccoli.
1. Rapporti e collaborazione fra Cai e EEAA. “Uniti per l’adozione” ha ribadito la necessità del rispetto reciproco dei ruoli e delle funzioni attribuite dalla legge a questi soggetti, chiedendo di riattivare gli incontri periodici previsti dalla legge, volti a esaminare le problematiche emergenti e coordinare la programmazione degli interventi attuativi della Convenzione.
2. Rapporti e collaborazione con le Regioni e i Servizi socio sanitari. Gli EEAA ritengono fondamentale la promozione ulteriore di protocolli con Regioni e Servizi Socio sanitari, ed eventualmente un accordo Stato- Regioni, per prevedere su tutto il territorio nazionale dei livelli minimi di assistenza per gli interventi a sostegno dell’adozione, oggi molto diversi da una regione all’altra. Questo sarebbe straordinariamente utile in particolare nei servizi di post adozione.
3. Situazione nei paesi esteri. Gli EEAA vedono la necessità di un maggior raccordo della CAI con il Ministero Affari Esteri e con le Rappresentanze Diplomatiche nei Paesi stranieri, affinché sia gli Enti che le famiglie adottive possano ricevere il miglior sostegno sia nelle procedure adottive ordinarie che in quelle straordinarie. «Perciò chiediamo – ha detto Ardizzi - siano attivati al più presto i Tavoli Paese, secondo un calendario condiviso fra CAI ed EEAA di priorità ed emergenze, con spirito di collaborazione e confronto per favorire una programmazione strategica nell’interesse dei bambini e delle famiglie».
4. Linee guida. Le Linee Guida attualmente in vigore sono state pubblicate nel 2005 e da oltre due anni si è interrotto il lavoro dello specifico Tavolo fra CAI ed EEAA, che pertanto dovrebbe riprendere al più presto. «All’interno delle Linee Guida le "Nuove Autorizzazioni Paese" sono da affrontare prioritariamente. Nel contesto attuale di "crisi" delle adozioni internazionali, la richiesta da parte degli EEAA di nuove autorizzazioni Paese assume rilevanza strategica per il sistema adozioni Italia e proprio per questo motivo risulta necessario rivedere sia le modalità, sia i tempi attualmente previsti». In sostanza oggi quando un ente chiede un’autorizzazione per operare in un nuovo Paese, deve dimostrare anche di avere già in atto in quel Paese un’attività di promozione dei diritti dell’infanzia: cosa che ovviamente richiede un investimento importante, prima ancora di sapere l’esito della richiesta, che potrebbe anche essere negativa. Per di più i tempi di risposta della Cai non sempre rispettano i tempi previsti: alle istanze presentate per il 2013, che avrebbero dovuto avere risposta al massimo entro la fine di febbraio, la Cai ad oggi non ha ancora risposto.
5. Bandi per progetti di cooperazione e sussidiarietà. Problemi di “tempi certi” anche per i bandi relativi ai progetti di sussidiarietà degli EEAA: l’ultimo bando risale a quattro anni fa, ottobre 2010: «È auspicabile che in futuro la CAI torni ad approvare nuovi bandi per il finanziamento di progetti di sussidiarietà almeno una volta ogni due anni, al pari di quanto fatto in passato», ha detto Uniti per l’adozione. «È altresì auspicabile che i tempi di istruttoria e valutazione dei progetti rispettino le tempistiche previste all’interno del bando e che in ogni caso non superino i 120 giorni dalla scadenza del termine di presentazione al fine di non compromettere l’efficacia degli interventi proposti e la collaborazione con i partner di progetto».
Resta ovviamente aperto, per questo capitolo come per tutti i precedenti, il tema delle risorse: ad oggi infatti non esiste alcun finanziamento per le attività della Cai per l’anno 2014, come la presidente Della Monica ha ribadito ancora nel corso della plenaria del 14 luglio. Proprio dalle risorse parte la mozione unificata sulle adozioni internazionali che nel frattempo, il 15 luglio, la Camera ha approvato. La mozione unificata (il testo è la versione riformulata della mozione che ha come prima firmataria Lia Quartapelle, in cui sono confluite le mozioni Palmieri, Binetti, Santerini), con il parere favorevole del Governo,impegna il Governo stesso innanzitutto a dotare la Commissione adozioni internazionali di risorse economiche adeguate per i suoi compiti istituzionali, tanto per quanto riguarda le attività ordinarie, le attività di vigilanza nazionale e internazionale, le relazioni internazionali e i negoziati con i Paesi di origine dei minori, per i casi critici in cui è prevista la presa in carico delle coppie, nonché per sostenere i progetti di cooperazione internazionale atti a realizzare il principio di sussidiarietà. Il Governo si impegna anche ad adottare ogni iniziativa utile areperire le risorse necessarie per erogare i rimborsi relativi alle procedure di adozione ancora in sospeso (anni 2011, 2012, 2013), nonché a stabilizzarli per il futuro, attraverso un aumento delle risorse disponibili per il Fondo per le politiche della famiglia.
La mozione approvata tocca anche altri aspetti, a cominciare dall’assicurare tempi certi per l’idoneità, dal sostegno delle famiglie nel post adozione, in particolare in presenza di bambini con special needs. Il Governo infatti si impegna:
ad adoperarsi per assicurare velocizzare l’iter burocratico, in particolare al concludere nei tempi previsti dalla legge il percorso di idoneità per gli aspiranti genitori adottivi; 

a rafforzare l'iniziativa politica per la definizione di accordi bilateralicon quelle nazioni con le quali negli ultimi anni si è assistito a problematiche nel percorso di adozioni, così da ottenere maggiori garanzie da questi Paesi; 

a continuare a sostenere con convinzione ogni iniziativa volta asbloccare le pratiche adottive di famiglie italiane in quei Paesi nei quali per ragioni sociali e politiche queste hanno subito un rallentamento (basti pensare alle famiglie che hanno ancora pratiche ferme in Congo o a quelle che hanno avviato il percorso adottivo in Mali, fermi da 22 mesi);
a valutare la possibilità di superare il sistema dei rimborsi sostituendolo con misure fiscali idonee a sostenere le famiglie che concludono il percorso adottivo, sia per le spese sostenute durante il percorso adottivo che nel percorso di post-adozione; 

ad assumere iniziative per aumentare la percentuale degli oneri deducibili dal reddito relativa alle spese sostenute dai genitori per l'espletamento dell'adozione e per il percorso di post-adozione dei bambini con special needs; 

a riconsiderare l'obbligatorietà della certificazione delle spese, oggi in capo agli enti autorizzati, permettendo l'autocertificazione in merito da parte delle coppie purché idoneamente documentata;
a valutare di prevedere che – per quanto riguarda i Paesi che hanno ratificato la Convenzione dell'Aja – la trascrizione della sentenza nei registri dello stato civile venga effettuata esclusivamente dalla Commissione Adozioni Internazionali;
a prevedere la possibilità di agevolazioni relative ai congedi parentali, anche spostando il limite temporale in cui godere dei permessi non retribuiti, ampliando la normativa vigente; 

ad incentivare l'attenzione della Commissione alla consultazione, all'ascolto delle proposte degli enti e all'accompagnamento delle loro attività in campo nazionale e internazionale.



martedì 15 luglio 2014

ADOZIONE DI FRATELLI - UNA RISORSA PER L'ADOZIONE INTERNAZIONALE


a cura della dott.ssa Raffaella Pregliasco
(tratto dal sito Veneto Adozioni)

Negli ultimi anni si è andato sviluppando, all’interno del fenomeno più ampio
delle adozioni internazionali, un consistente aumento dell'adozione di gruppi di fratelli.
Ciò dipende in parte dalla frequente presenza di fratelli tra coloro che, nei Paesi di origine, 
si trovano in condizione di abbandono, ma in parte anche dalla maggiore disponibilità delle 
potenziali coppie adottive. In particolare, si evidenzia come, proprio nelle famiglie
che si trovano in situazioni di disagio e nelle fasce della popolazione più povere o a rischio 
di marginalità,le fratrie costituiscono la maggior parte dei numeri dei minori in condizione di 
abbandono e in attesa di adozione.
A ciò però non sempre consegue una specifica e maggiore attenzione verso 
questi bambini finalizzata a mantenere intatti i loro legami affettivi, laddove effettivamente esistenti.
In alcuni casi infatti i fratellini vengono purtroppo separati, collocati
in strutture diverse o in famiglie affidatarie e/o adottive diverse, non tenendo 
conto dell’importante risorsa per la buona riuscita dell’adozione che il legame
 fraterno può senza dubbio costituire. Ma in altri casi si osserva d’altra parte come 
questi minori non si conoscano affatto, oppure siano stati abbandonati in tempi 
successivi: in questi casi può addirittura accadere che il vivere insieme possa
essere controproducente ai fini del loro sviluppo e benessere psico-fisico e del 
conseguente successo dell’adozione.
Anche la maggiore disponibilità delle aspiranti coppie adottive va interpretata con attenzione.
In alcuni casi infatti è effettivamente supportata da una reale motivazione 
e consapevolezza del maggiore impegno richiesto da parte del futuro papà e 
della futura mamma. In altri è una scelta non sufficientemente "pensata" ma una 
"reazione", se così vogliamo definirla, a quelle che sono le attuali dinamiche
del fenomeno delle adozioni, che in genere prevedono tempi più veloci o possibilità 
di avere bambini più piccoli nel caso in cui la famiglia si renda disponibile ad accogliere
gruppi di fratelli.
Al di là di quelle che rappresentano oggi le cause dell’aumento del fenomeno
in oggetto, va ricordato che l’attenzione e l’impegno finalizzato a conservare 
intatte le fratrie in presenza di legami affettivi è richiamata dai più importanti 
strumenti normativi internazionali in materia di tutela dei minori, primi fra tutti
la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e, in materia di adozione internazionale,
la Convenzione de L’Aja del 1993.
In particolare, la Convenzione ONU stabilisce all’interno del testo normativo
il diritto di ogni bambino di mantenere– laddove possibile e dove non rechi danno 
al proprio sviluppo e al proprio benessere psico-fisico – i legami famigliari esistenti.
Inoltre, si ritiene che la particolare attenzione per l’adozione di fratelli possa farsi 
rientrare anche all’interno del diritto all’identità in quanto il legame fraterno è
 idoneo a connotare lo sviluppo della nostra identità.
Con riferimento, infine, alla Convenzione de L’Aja del 1993,che si occupa in modo  
specifico di adozione internazionale, pur non essendo espressamente contemplato
l’interesse a veder mantenute intatte le fratrie, si ritiene comunemente che tale 
orientamento possa essere ricompreso nelle disposizioni che richiamano l’impegno 
degli stati membri a preservare i legami con la famiglia di origine, prima fra tutte
il preambolo della convenzione stessa che stabilisce che "ogni Stato dovrebbe
adottare, con criterio di priorità, misure appropriate per consentire la permanenza 
del minore nella famiglia d'origine".