PROGETTI ALL'ESTERO

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Cari Amici, qualche anno fa, durante un progetto di diffusione del volontariato fra i ragazzi delle scuole medie, sono stata invitata dal Consiglio Comunale dei Ragazzi di Fiumicello. È stata un’esperienza bellissima e mi sono entusiasmata e divertita e commossa davanti ai commenti ed alle domande di tutti quei ragazzi ma, in particolare, ricordo ancora un quesito che, nella sua semplicità, mi ha reso consapevole di quello che vuol dire “volontariato”. Un ragazzino sui tredici anni, di quelli “tuttacicciaebrufoli” che ti immagini attaccati al computer o allo smartphone senz’altro interesse che non sia l’acquisto dell’ultimo video gioco, un ragazzino insignificante, come tanti altri - e io infatti non l’avevo notato nell’auditorium - ha alzato la mano per fare una domanda e mi ha chiesto: “Come fate a scegliere chi aiutare con tutti questi bambini che hanno bisogno?”. Domanda stupida? Per nulla! Domanda difficilissima. Ripercorrendo a ritroso gli ultimi dieci anni della mia vita ed analizzando gli avvenimenti accaduti, mi sono resa conto di non aver mai scelto i progetti a cui dare il sostegno. Sono sempre stati i progetti che hanno scelto me! È come se, allargando le braccia per dimostrare la propria disponibilità, si mettesse in moto un processo per cui disponibilità e bisogno si incontrano. Non c’è bisogno di fare nulla. Ricordo il mio primo viaggio ad Haiti dopo il terribile terremoto di gennaio 2010. Non potevo credere ai miei occhi e forse non volevo credere a quello che stavo vedendo. Come poteva essere arrivata ancora della disperazione ad aggiungersi a quella che già affliggeva Haiti già da decenni ? Ricordo la gioia e l’orgoglio di aver portato a termine un progetto importante finanziato dalla Commissione Adozioni che ha permesso la ricostruzione della scuola di Suor Anna D’Angelo delle Suore Salesiane a Citè Soleil, un quartiere degradato di Port au Prince. La scuola, che ospita circa mille bambini, dà rifugio anche ad un centinaio di quelle che vengono chiamate “ragazze di strada”. Proprio in quei giorni, mentre stavamo inchiodando al muro la targa di ringraziamento per tutti quelli che avevano contribuito alla rinascita di questa storica istituzione, mi sono imbattuta in uno di quei progetti che ti “cercano”, uno di quelli di cui non sai l’esistenza ma che ti chiamano, quelli che incontri “casualmente” nella tua vita, solo per scoprire che il caso non esiste. Dalla terrazza della scuola di Suor Anna, mentre il mio sguardo scorreva sulla sterminata tendopoli installatasi sui suoi terreni, ad un certo punto Anna mi disse: “Sono molto preoccupata per un’amica e per le sue 10 bambine?”. “Dieci?” “Eh sì ed anche per un maschietto”. Dopo qualche ora avevo ben presente la storia di Ruth e dei suoi bambini e, dalla terrazza di Suor Anna, potevo vedere la tenda in cui erano rifugiati. Per molti anni Ruth si è fatta carico di alcune bambine ed un maschietto- Stanley - dentro le mura di casa sua. Il terremoto ha distrutto tutto, non solo le poche strutture che davano rifugio ai bambini, ma anche le infrastrutture: acqua, gas, carbone, energia elettrica. Ed ha distrutto anche la casa di Ruth. Ruth e i bambini hanno trovato rifugio nella tendopoli allestita sui terreni della missione di Suor Anna. Nel frattempo a Ruth sono state affidate altre tre bambine, di cui una affetta da schock post-traumatico in quanto, durante il sisma, ha perso tutta la sua famiglia ed ora non ricorda nulla del suo passato. Dalla terrazza della missione, Suor Anna mi additava qualcosa in mezzo alla tendopoli: “Ecco, quella è la tenda di Ruth con i suoi bambini! Non andare però, può essere pericoloso attraversare la tendopoli”. Ecco, detto fatto! Ho disubbidito a Suor Anna e ho conosciuto Ruth. Quel che è peggio è che ho conosciuto anche le bambine e il bellissimo Stanley ed ho deciso che avrei fatto di tutto per metterli al sicuro. Mi ricordo un colloquio surreale tra me e Suor Anna – da me chiamata solo Anna – “Vuoi farti carico di queste creature? Ma come fai? Prega nostro Signore!” “Anna, io non ho il dono della fede….” “La fede non è nulla senza le opere…. diceva Sant’Agostino. Vabbè … tu vai avanti con le opere che a pregare ci penso io….”. Vedete quel tendone blu dietro alla tenda di Ruth? Ecco, si trattava di una specie di bordello gestito da due tipi autonominatisi “capo tendopoli”; bordello la cui frequentazione non era disdegnata neppure da qualche militare, anche non haitiano. Tre mesi dopo, impegnando i fondi della Onlus di cui ero Presidente e quelli miei e di mio marito, siamo riusciti a prendere in affitto una casa, ad iscrivere a scuola tutte le bambine, a comperare un computer e, finalmente, abbiamo potuto fare festa e giocare: attività OBBLIGATORIE per tutti i bambini, ma anche per i grandi a volte… Si gioca! Si mangia assieme! Finalmente camerette dignitose!!! Sorrisi per tutti! E NEL 2013 RIUSCIAMO ANCHE A FARE LA PRIMA COMUNIONE Principesse! Il nostro ultimo incontro, quasi un anno fa. Le bambine non mi aspettavano, non ero riuscita a telefonare e ho fatto una sorpresa mentre stavano ancora dormendo? Risultato? Pianti a dirotto E io che cerco di non piangere….. Dopo il mio rientro in Italia sono successe tante cose; non sono più il Presidente di quella Onlus, ne sono stata estromessa in maniera rocambolesca e le vicende che hanno coinvolto me e la mia famiglia ancora pesano sul mio cuore. Non sono più riuscita a mettermi in contatto con Ruth e le bambine, neppure con Guy che è un ragazzo volontario che ci ha sempre fatto da punto di riferimento. Ho visto che dal sito della mia ex Onlus è sparito questo progetto, le mie foto, le foto delle bambine. Ma il bisogno, la sofferenza non possono sparire con un click! Cadet Jean william 22 lug (2 giorni fa) a me Sorry because we keep on write you in english. We'll explain you why soon. We thank you and your husband so much for thinking about us. Unfortunately, we didn't received message from Fabiana and she never write to us. We have to leave the house, but unfortunately we haven't a destination cause we have no money. Each responsible member keep one or two children to wait what we can do. We have no problem to continue to get contact with you. We never call you because we understand more the written English. If you understand french now,, we will call you. please remember us you number phone. All our greetings Guy and Ruth Finalmente, dopo tante mail e telefonate, Guy mi risponde con la mail che potete vedere sopra. Praticamente sono tutti per strada. Il contratto d’affitto è scaduto ed inoltre – questo lo sapevo – la casa si trova in una zona che è diventata molto pericolosa. I volontari haitiani si sono presi una o due bambine e se le tengono a casa. Ma a casa dove? Se anche loro la casa non ce l’hanno? La Onlus DALLAPARTEDEIBAMBINI è nata solo il 20 luglio ma abbiamo già delle emergenze. Questa è la prima. Io non ho perso ancora la voglia di lottare per questi e per altri bambini grazie a persone meravigliose che mi sono state accanto – soprattutto mio marito Massimo, le mie sorelle Manolo e Selene e la mia cara amica Maura – ed ho deciso di continuare a farmi carico di questo progetto, assieme a tutti i miei compagni della Onlus e dei miei amici. PER FAVORE dateci una mano; andate sul blog di dallapartedeibambinionlus.blogspot.it e, nella pagina emergenza Haiti, contribuite al progetto, anche solo con 1 euro. Per noi sarà prezioso! Questo ci farà sentire meno soli e ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi. Per favore, non lasciamo che queste bambine spariscano nel nulla. Abbiamo tanto combattuto perché avessero i documenti, l’atto di nascita, la registrazione all’anagrafe. Facciamo in modo che non rientrino in quel limbo che si chiama “restavec”, (resta con), così vengono chiamati i bambini che le famiglie povere affidano a quelle più abbienti con la promessa che li manterranno agli studi e gli daranno da mangiare. Il 90% dei restavec finisce male. Chiedete a quelle bambine che ho visto prostituirsi in Repubblica Dominicana. Chiedete a quella bambina di 15 anni, truccata come una drag queen ed incinta di otto mesi che ho incontrato sulla corriera che mi portava da Santo Domingo a Por au Prince. Noi, in fondo, siamo solo bambini. Ci piacciono le cose buffe e vogliamo solo giocare. CIAO DA HAITI SIAMO STANCHI DI ESSERE SEMPRE UN’EMERGENZA, VORREMMO ESSERE DEI BAMBINI!

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