venerdì 18 luglio 2014

UNITI PER L'ADOZIONE

Battesimo per “Uniti per l’adozione” davanti alla presidente della Cai Silvia Della Monica

Scritto da Ufficio stampa on . Postato in InformatiNews da Cifa
600x250_Mondo_Togo_TesoroRieccoci gli uni davanti agli altri. Dopo circa due anni dall’ultimo appuntamento ufficiale, la Commissione Adozioni Internazionali e gli Enti Autorizzati si sono incontrati ufficialmente lunedì scorso, il 14 luglio. Un appuntamento importante, che ha rappresentato la prima assemblea generale di tutti gli enti da quando Silvia Della Monica è diventata la nuova presidente della stessa Cai.
Quella di lunedì è stata l’occasione per presentare ufficialmente “Uniti per l’Adozione”, una nuova rappresentanza degli Enti Autorizzati.
Di seguito il comunicato diffuso dal gruppo.

Nuova presidenza Cai ed Enti Autorizzati: primo incontro
A distanza di due anni dall’ultima, si è tenuta oggi 14 luglio, a Roma, la 1^ Assemblea Generale degli EEAA sotto la guida della Presidente Silvia Della Monica.
45 Enti Autorizzati, cioè il 72,6% dei 62 totali, si sono espressi unitariamente con una propria rappresentanza denominata “Uniti per l’adozione”.
Gli Enti Autorizzati che ne fanno parte hanno molti anni, fino ad alcuni decenni, di esperienza nelle  adozioni internazionali e possono contare su una presenza strutturata, forti legami con il territorio e le istituzioni locali, una conoscenza approfondita della realtà dei Paesi in cui operano e da cui vengono i bambini con l’adozione.
Nel rispetto dei reciproci ruoli ed ambiti di responsabilità, una collaborazione fattiva tra Enti Autorizzati, attraverso la loro  rappresentanza, e la Commissione Adozioni può essere un contributo determinante per il sistema adozioni Italia.
I temi ritenuti urgenti ed importanti presentati in plenaria sono riassumibili in cinque punti:
  • Modalità di collaborazione tra Enti autorizzati e Commissione Adozioni;
  • Situazione nei Paesi di provenienza;
  • Tempi e modalità di nuove autorizzazioni o estensioni per nuovi paesi;
  • Proposte di aggiornamento delle Linee Guida per gli Enti Autorizzati;
  • Bandi per progetti di sussidiarietà.



“Uniti per l’adozione”:

RIUNIONE PLENARIA ENTI AUTORIZZATI E CAI - DOPO DUE ANNI

da VITA

La riunione plenaria dei 62 enti autorizzati alle adozioni internazionali con la CAI-Commissione adozioni internazionali, è stata l’occasione per il debutto di una nuova rappresentanza, “Uniti per l’adozione”. Si tratta di una realtà che esprime 45 enti autorizzati (il 72% del totale), maturata nei due anni di “autoconvocazioni” degli EEAA, in assenza di convocazioni da parte della Cai: un fatto decisamente nuovo nel panorama delle adozioni italiane, dove storicamente la rappresentanza è stata sempre alquanta frammentata. «Riteniamo che la rappresentanza sia un valido strumento di lavoro specialmente per una proficua collaborazione con la Commissione per le Adozioni Internazionali», ha detto Pietro Ardizzi, portavoce di “Uniti per l’adozione”, nell’intervento fatto a nome dei 45 enti davanti alla presidente Della Monica (in allegato il testo integrale).
Cinque i capitoli affrontati, i temi «importanti e urgenti» su cui “Uniti per l’adozione” ha fatto le proprie proposte e richieste. Eccoli.
1. Rapporti e collaborazione fra Cai e EEAA. “Uniti per l’adozione” ha ribadito la necessità del rispetto reciproco dei ruoli e delle funzioni attribuite dalla legge a questi soggetti, chiedendo di riattivare gli incontri periodici previsti dalla legge, volti a esaminare le problematiche emergenti e coordinare la programmazione degli interventi attuativi della Convenzione.
2. Rapporti e collaborazione con le Regioni e i Servizi socio sanitari. Gli EEAA ritengono fondamentale la promozione ulteriore di protocolli con Regioni e Servizi Socio sanitari, ed eventualmente un accordo Stato- Regioni, per prevedere su tutto il territorio nazionale dei livelli minimi di assistenza per gli interventi a sostegno dell’adozione, oggi molto diversi da una regione all’altra. Questo sarebbe straordinariamente utile in particolare nei servizi di post adozione.
3. Situazione nei paesi esteri. Gli EEAA vedono la necessità di un maggior raccordo della CAI con il Ministero Affari Esteri e con le Rappresentanze Diplomatiche nei Paesi stranieri, affinché sia gli Enti che le famiglie adottive possano ricevere il miglior sostegno sia nelle procedure adottive ordinarie che in quelle straordinarie. «Perciò chiediamo – ha detto Ardizzi - siano attivati al più presto i Tavoli Paese, secondo un calendario condiviso fra CAI ed EEAA di priorità ed emergenze, con spirito di collaborazione e confronto per favorire una programmazione strategica nell’interesse dei bambini e delle famiglie».
4. Linee guida. Le Linee Guida attualmente in vigore sono state pubblicate nel 2005 e da oltre due anni si è interrotto il lavoro dello specifico Tavolo fra CAI ed EEAA, che pertanto dovrebbe riprendere al più presto. «All’interno delle Linee Guida le "Nuove Autorizzazioni Paese" sono da affrontare prioritariamente. Nel contesto attuale di "crisi" delle adozioni internazionali, la richiesta da parte degli EEAA di nuove autorizzazioni Paese assume rilevanza strategica per il sistema adozioni Italia e proprio per questo motivo risulta necessario rivedere sia le modalità, sia i tempi attualmente previsti». In sostanza oggi quando un ente chiede un’autorizzazione per operare in un nuovo Paese, deve dimostrare anche di avere già in atto in quel Paese un’attività di promozione dei diritti dell’infanzia: cosa che ovviamente richiede un investimento importante, prima ancora di sapere l’esito della richiesta, che potrebbe anche essere negativa. Per di più i tempi di risposta della Cai non sempre rispettano i tempi previsti: alle istanze presentate per il 2013, che avrebbero dovuto avere risposta al massimo entro la fine di febbraio, la Cai ad oggi non ha ancora risposto.
5. Bandi per progetti di cooperazione e sussidiarietà. Problemi di “tempi certi” anche per i bandi relativi ai progetti di sussidiarietà degli EEAA: l’ultimo bando risale a quattro anni fa, ottobre 2010: «È auspicabile che in futuro la CAI torni ad approvare nuovi bandi per il finanziamento di progetti di sussidiarietà almeno una volta ogni due anni, al pari di quanto fatto in passato», ha detto Uniti per l’adozione. «È altresì auspicabile che i tempi di istruttoria e valutazione dei progetti rispettino le tempistiche previste all’interno del bando e che in ogni caso non superino i 120 giorni dalla scadenza del termine di presentazione al fine di non compromettere l’efficacia degli interventi proposti e la collaborazione con i partner di progetto».
Resta ovviamente aperto, per questo capitolo come per tutti i precedenti, il tema delle risorse: ad oggi infatti non esiste alcun finanziamento per le attività della Cai per l’anno 2014, come la presidente Della Monica ha ribadito ancora nel corso della plenaria del 14 luglio. Proprio dalle risorse parte la mozione unificata sulle adozioni internazionali che nel frattempo, il 15 luglio, la Camera ha approvato. La mozione unificata (il testo è la versione riformulata della mozione che ha come prima firmataria Lia Quartapelle, in cui sono confluite le mozioni Palmieri, Binetti, Santerini), con il parere favorevole del Governo,impegna il Governo stesso innanzitutto a dotare la Commissione adozioni internazionali di risorse economiche adeguate per i suoi compiti istituzionali, tanto per quanto riguarda le attività ordinarie, le attività di vigilanza nazionale e internazionale, le relazioni internazionali e i negoziati con i Paesi di origine dei minori, per i casi critici in cui è prevista la presa in carico delle coppie, nonché per sostenere i progetti di cooperazione internazionale atti a realizzare il principio di sussidiarietà. Il Governo si impegna anche ad adottare ogni iniziativa utile areperire le risorse necessarie per erogare i rimborsi relativi alle procedure di adozione ancora in sospeso (anni 2011, 2012, 2013), nonché a stabilizzarli per il futuro, attraverso un aumento delle risorse disponibili per il Fondo per le politiche della famiglia.
La mozione approvata tocca anche altri aspetti, a cominciare dall’assicurare tempi certi per l’idoneità, dal sostegno delle famiglie nel post adozione, in particolare in presenza di bambini con special needs. Il Governo infatti si impegna:
ad adoperarsi per assicurare velocizzare l’iter burocratico, in particolare al concludere nei tempi previsti dalla legge il percorso di idoneità per gli aspiranti genitori adottivi; 

a rafforzare l'iniziativa politica per la definizione di accordi bilateralicon quelle nazioni con le quali negli ultimi anni si è assistito a problematiche nel percorso di adozioni, così da ottenere maggiori garanzie da questi Paesi; 

a continuare a sostenere con convinzione ogni iniziativa volta asbloccare le pratiche adottive di famiglie italiane in quei Paesi nei quali per ragioni sociali e politiche queste hanno subito un rallentamento (basti pensare alle famiglie che hanno ancora pratiche ferme in Congo o a quelle che hanno avviato il percorso adottivo in Mali, fermi da 22 mesi);
a valutare la possibilità di superare il sistema dei rimborsi sostituendolo con misure fiscali idonee a sostenere le famiglie che concludono il percorso adottivo, sia per le spese sostenute durante il percorso adottivo che nel percorso di post-adozione; 

ad assumere iniziative per aumentare la percentuale degli oneri deducibili dal reddito relativa alle spese sostenute dai genitori per l'espletamento dell'adozione e per il percorso di post-adozione dei bambini con special needs; 

a riconsiderare l'obbligatorietà della certificazione delle spese, oggi in capo agli enti autorizzati, permettendo l'autocertificazione in merito da parte delle coppie purché idoneamente documentata;
a valutare di prevedere che – per quanto riguarda i Paesi che hanno ratificato la Convenzione dell'Aja – la trascrizione della sentenza nei registri dello stato civile venga effettuata esclusivamente dalla Commissione Adozioni Internazionali;
a prevedere la possibilità di agevolazioni relative ai congedi parentali, anche spostando il limite temporale in cui godere dei permessi non retribuiti, ampliando la normativa vigente; 

ad incentivare l'attenzione della Commissione alla consultazione, all'ascolto delle proposte degli enti e all'accompagnamento delle loro attività in campo nazionale e internazionale.



martedì 15 luglio 2014

ADOZIONE DI FRATELLI - UNA RISORSA PER L'ADOZIONE INTERNAZIONALE


a cura della dott.ssa Raffaella Pregliasco
(tratto dal sito Veneto Adozioni)

Negli ultimi anni si è andato sviluppando, all’interno del fenomeno più ampio
delle adozioni internazionali, un consistente aumento dell'adozione di gruppi di fratelli.
Ciò dipende in parte dalla frequente presenza di fratelli tra coloro che, nei Paesi di origine, 
si trovano in condizione di abbandono, ma in parte anche dalla maggiore disponibilità delle 
potenziali coppie adottive. In particolare, si evidenzia come, proprio nelle famiglie
che si trovano in situazioni di disagio e nelle fasce della popolazione più povere o a rischio 
di marginalità,le fratrie costituiscono la maggior parte dei numeri dei minori in condizione di 
abbandono e in attesa di adozione.
A ciò però non sempre consegue una specifica e maggiore attenzione verso 
questi bambini finalizzata a mantenere intatti i loro legami affettivi, laddove effettivamente esistenti.
In alcuni casi infatti i fratellini vengono purtroppo separati, collocati
in strutture diverse o in famiglie affidatarie e/o adottive diverse, non tenendo 
conto dell’importante risorsa per la buona riuscita dell’adozione che il legame
 fraterno può senza dubbio costituire. Ma in altri casi si osserva d’altra parte come 
questi minori non si conoscano affatto, oppure siano stati abbandonati in tempi 
successivi: in questi casi può addirittura accadere che il vivere insieme possa
essere controproducente ai fini del loro sviluppo e benessere psico-fisico e del 
conseguente successo dell’adozione.
Anche la maggiore disponibilità delle aspiranti coppie adottive va interpretata con attenzione.
In alcuni casi infatti è effettivamente supportata da una reale motivazione 
e consapevolezza del maggiore impegno richiesto da parte del futuro papà e 
della futura mamma. In altri è una scelta non sufficientemente "pensata" ma una 
"reazione", se così vogliamo definirla, a quelle che sono le attuali dinamiche
del fenomeno delle adozioni, che in genere prevedono tempi più veloci o possibilità 
di avere bambini più piccoli nel caso in cui la famiglia si renda disponibile ad accogliere
gruppi di fratelli.
Al di là di quelle che rappresentano oggi le cause dell’aumento del fenomeno
in oggetto, va ricordato che l’attenzione e l’impegno finalizzato a conservare 
intatte le fratrie in presenza di legami affettivi è richiamata dai più importanti 
strumenti normativi internazionali in materia di tutela dei minori, primi fra tutti
la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e, in materia di adozione internazionale,
la Convenzione de L’Aja del 1993.
In particolare, la Convenzione ONU stabilisce all’interno del testo normativo
il diritto di ogni bambino di mantenere– laddove possibile e dove non rechi danno 
al proprio sviluppo e al proprio benessere psico-fisico – i legami famigliari esistenti.
Inoltre, si ritiene che la particolare attenzione per l’adozione di fratelli possa farsi 
rientrare anche all’interno del diritto all’identità in quanto il legame fraterno è
 idoneo a connotare lo sviluppo della nostra identità.
Con riferimento, infine, alla Convenzione de L’Aja del 1993,che si occupa in modo  
specifico di adozione internazionale, pur non essendo espressamente contemplato
l’interesse a veder mantenute intatte le fratrie, si ritiene comunemente che tale 
orientamento possa essere ricompreso nelle disposizioni che richiamano l’impegno 
degli stati membri a preservare i legami con la famiglia di origine, prima fra tutte
il preambolo della convenzione stessa che stabilisce che "ogni Stato dovrebbe
adottare, con criterio di priorità, misure appropriate per consentire la permanenza 
del minore nella famiglia d'origine".

LINK CHE PORTA AD UN DOCUMENTO INTERESSANTE SULL'IDENTITA' ETNICA DEI MINORI ADOTTATI

http://www.venetoadozioni.it/venetoadozioni/Pubblicazioni/contenuti/00/content_files/file/supplemento_rb_1_2013.pdf

LA PRESIDENTE CAI: BASTA DISCREDITO SULLE ADOZIONI






ADOZIONI INTERNAZIONALI


Della Monica: basta discredito sulle adozioni

di Redazione

Oggi a Roma l'incontro della presidente Della Monica con gli enti autorizzati. Cambio di passo nelle parole della presidente

51915682
Fonte: Getty Images
Dopo oltre due anni, la nuova presidente della CAI, Silvia Della Monica, ha convocato tutti gli enti autorizzati alle adozioni internazionali, per una riunione plenaria. La svolta all’interno della CAI, di cui tanto si parla in queste ultime settimane, si è manifestata in una rinnovata assunzione di responsabilità diretta da parte della Commissione.
La Commissione – ha detto in sostanza la presidente Della Monica – ascolta tutti, a prescindere dal fatto che le idee arrivino da un singolo ente o da una rappresentanza, e poi decide. Più che un “superamento” della stagione dei coordinamenti e della rappresentanza degli enti sembrerebbe un “superamento” della concertazione e dei tavoli di cui già Renzi aveva parlato in occasione della Riforma del Terzo Settore. Durante l’assemblea è venuto a galla un problema di conflitto di interessi fra commissari Cai ed enti autorizzati, in particolare in riferimento alla presenza in CAI del Forum Famiglie. La presidente poi ha chiesto agli enti autorizzati di abbandonare un certo filone di comunicazione che getta discredito sull’intero sistema delle adozioni, ben diverso dalla critica alla Commissione stessa. Ha parlato anche esplicitamente di “concorrenza scorretta” da parte di alcuni enti autorizzati.
Da parte degli enti è emersa la richiesta di una maggior presenza delle adozioni all’interno della recentissima riforma della cooperazione internazionale, appena licenziata dal Senato, nell’ottica di una ripetuta e condivisa prospettiva che vuole le adozioni più integrate nella politica estera italiana. 
dal settimanale VITA

ADOZIONI - LA CAMERA CHIEDE PIU' RISORSE

dal settimanale VITA

Adozioni, la Camera chiede più risorse

di Redazione

In corso a Montecitorio la discussione delle mozioni sulle adozioni internazionali. Mentre gli enti, per la prima volta dopo due anni, sono riuniti in plenaria con la presidente della Cai, Silvia Della Monica

adozioni internazionali come adottare un bambino
Giornata calda per le adozioni internazionali. A Roma è in corso l’assemblea plenaria degli enti autorizzati con la Cai, la prima dell’era Della Monica, la prima dopo oltre due anni. Proprio in contemporanea a Montecitorio è in corso invece la discussione delle tre mozioni sulle adozioni internazionali (qui la diretta web), che portano come primo firmatario rispettivamente i nomi di Binetti (13 gennaio 2014), Santerini (23 giugno 2014), Quartapelle (28 gennaio 2014), quella che porta in calce il maggior numero di firme.
La mozione Binetti impegna il Governo ad avviare un percorso di snellimento per quanto riguarda la burocrazia, anche attraverso una revisione dell'attuale normativa; a valutare in concreto la possibile eliminazione delle idoneità del tribunale per i minori e la semplificazione dell’iter di selezione delle coppie, con una procedura che preveda la collaborazione fra i servizi pubblici e quelli privati degli enti autorizzati; ad esercitare un controllo sui costi complessivi sostenuti dalle famiglie che vogliono adottare un bambino con le procedure internazionali, per valutare come venire incontro ad eventuali necessità non previste; a valutare la proposta dell'Associazione Amici dei bambini di rendere l'adozione internazionale totalmente gratuita; a chiedere ed ottenere maggiori garanzie per le adozioni e per i bambini, per non trovarsi davanti a Paesi che possono cambiare le loro decisioni in corso d'opera.
La mozione Santerini impegna il Governo ad assumere iniziative per semplificare le procedure adottive, attribuendo alla CAI la trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile; ad assumere iniziative per prevedere la possibilità di aumentare la percentuale degli oneri deducibili dal reddito relativa alle spese sostenute dai genitori adottivi per l'espletamento dell'adozione; ad assumere iniziative per prevedere agevolazioni relative ai congedi parentali, anche spostando il limite temporale in cui godere dei permessi non retribuiti fino a 8 anni dopo l'ingresso in Italia dei minori adottati; a riconsiderare l'obbligatorietà della certificazione delle spese, permettendo l'autocertificazione da parte delle coppie; ad assumere iniziative per garantire l'espletamento in tempi certi, senza proroghe, delle relazioni e della documentazione informativa da parte dei tribunali per i minorenni sui requisiti di idoneità delle coppie all'adozione; ad incentivare la formazione e l'accompagnamento dei genitori adottivi anche nella fase post adozione da parte dei servizi socio-assistenziali e degli enti autorizzati; a favorire il collegamento e le possibilità di consorzio tra gli enti autorizzati, specie all'estero, dove è necessario evitare sovrapposizioni nelle aree di intervento, senza rinunciare alla valorizzazione della capillarità di presenza sul territorio italiano; a sostenere la CAI nei negoziati o ri-negoziati con Paesi che non hanno ratificato la Convenzione dell'Aja, nella dotazione di risorse adeguate e nell'investimento per progetti di cooperazione internazionale a favore dei diritti dei minori, atti a realizzare il principio di sussidiarietà nei Paesi dove vengono svolte le adozioni.
La mozione Quartapelle infine impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile volta a reperire tutte le risorse necessarie per erogare i rimborsi relativi alle procedure di adozione concluse nel 2011, nonché a procedere quanto prima all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri necessario per l'erogazione dei rimborsi relativi all'anno 2012; a valutare l'opportunità di istituire un apposito fondo, ai fini del sostegno di quelle coppie che sopportano un aggravamento ulteriore dei costi a causa dell'inatteso allungarsi delle procedure quale conseguenza del blocco o della limitazione da parte del Paese di origine dei bambini delle procedure in corso; ad adottare ogni iniziativa utile volta a rafforzare le relazioni bilaterali e gli accordi negoziali in materia di adozioni internazionali, al fine di ridurre il più possibile il verificarsi di eventi di inattesa chiusura delle procedure internazionali di adozione; a presentare entro sei mesi una relazione dettagliata al Parlamento sullo stato dell'arte delle relazioni in corso e degli accordi bilaterali sottoscritti e ratificati in questa materia, al fine di ottenere un quadro chiaro e aggiornato, che riduca il più possibile lo stato di incertezza delle procedure di adozione nei confronti di determinati Paesi e offra utili elementi al Parlamento in vista di una possibile riforma delle procedure in materia.
Nella presentazione della mozione, Lia Quartapelle (PD) ha detto che «le risorse messe a disposizione della Cai non sono all’altezza dei suoi compiti. Crediamo che questa struttura debba essere dotata di tutte le risorse necessarie per i suoi compiti ordinari e straordinari. I casi recenti come quello del Congo segnalano che il Governo deve aumentare la propria presenza internazionale sulle adozioni. Chiediamo attenzione del Governo anche sulle risorse per le adozioni: nel 2005 fu creato un fondo, nel 2013 ci sono risorse che non coprono nemmeno tutti i bisogni delle famiglie che hanno adottato nel 2011, quindi chiediamo il rifinanziamento del fondo, il superamento del rimborso con misure fiscali idonee a supportare le famiglie che affrontano l’adozione e meccanismi a supportare i percorsi di post-adozioni. Non si tratta di andare a modificare la normativa – la nostra è già una buona normativa – ma alcune facilitazioni nell’iter e il rispettare i tempi già previsti dalla legge. Chiediamo un segnale da parte del Governo, anche in virtù della decisione di Renzi di tenere la delega per le adozioni internazionali, a risolvere tutti quei casi che sono fermi o rallentati e che si possono risolvere solo se il Governo mantiene iniziativa diplomatica costante e discreta in questi Paesi». 

lunedì 14 luglio 2014

UNA SECONDA VITA PER GEIS

dal sito di 24EMILIA


Una seconda vita per Geis grazie a Time4Life ed Elisa Fangareggi




A volte anche le storie più tragiche cambiano percorso improvvisamente. Quella del piccolo Geis ne è un esempio.

Geis è un neonato siriano, di Aleppo, nato tra le bombe, gli attacchi terroristici e i cecchini. È nato in guerra, e le previsioni geopolitiche dicono che la sua terra probabilmente non vedrà pace per ancora molto tempo. Geis arriva al campo di Bab al Salam alla fine di questo gennaio, con una manina infagottata e quasi in setticemia, forse colpito da una scheggia o da un proiettile, il colorito pallido e gli occhi infossati di chi forse non arriverà al giorno dopo.

La prima grande svolta nella sua vita si racchiude qui, in quell'incontro con Elisa Fangareggi e Time4Life al campo profughi, dove l'associazione gestiva un ambulatorio pediatrico gratuito: la corsa all'ospedale di Kilis e poi di Gaziantep, le insistenze per farlo ricoverare e curare, la sfiducia dei medici e infine il suo miglioramento progressivo che, a detta dei sanitari, ha del miracoloso.



Ma Geis non sta mai bene, e dopo una lunga serie di analisi, sempre pagate dall'associazione, si arriva ad una infausta sospetta diagnosi di leucemia: per un neonato già così provato da cicli e cicli di antibiotico significa una certificazione di morte.

Elisa e Time nonostante tutto e tutti decidono di non arrendersi e proseguire nella speranza di riuscire a guarirlo, moltiplicando gli appelli per sostenere le cure e la famiglia sul gruppo Facebook. E nel contempo intraprendono la strada della diplomazia per riuscire a portarlo in Italia, al centro oncologico pediatrico del Bambin Gesù a Roma, un vero percorso ad ostacoli.

Fascicoli e fascicoli di documenti per certificare la sua nascita e quella dei suoi familiari, lo stadio della sua malattia, insieme con il Ministero degli Esteri, con il Centro Alti Studi della Difesa, con l'Onu, con l'ambasciata italiana ad Ankara... Tre mesi di pratiche e traduzioni, di tanto intenso lavoro di ricerca continua e mediazione gestito un ristretto gruppo di volontari ben affiatati e coordinati, tra le quali è da citare in particolare l'avvocato Antonio Fraticelli di Bologna per il fondamentale supporto e contributo nei momenti più critici. Tre mesi fatti di grandi speranze ma di poche certezze, e purtroppo anche di polemiche velenose e di accuse al limite dell'infamia: qualcuno ha infatti frainteso la granitica perseveranza di Elisa e del suo team, accusandola di manipolare la disgraziata sorte del piccolo per fini abietti, addirittura di inventarsi la malattia per estorcere denaro ai donatori di Time4life.



Elisa Fangareggi, avvocato modenese, madre di tre bimbe, è abituata a affrontare sfide impossibili: da quasi due anni ogni mese si reca in Siria e sul confine turco siriano con piccoli gruppi di volontari dell'associazione da lei fondata, Time4Life International, per portare sollievo e speranza ai piccoli profughi siriani e alle loro famiglie, tra le tende del campo e tra i garage o le stalle dove vivono fuori Kilis.

Geis è una sfida impossibile, lo è stato fare affidamento sulle sue capacità di resistenza, lo è stato riuscire a portarlo in Italia legalmente nonostante tutti i problemi e le pastoie burocratiche, nonostante le polemiche e le accuse e le illazioni ignobili e velenose.

Non si puó sapere se il piccolo Geis si salverà, se riusciranno le cure in Italia a guarirlo, ma sicuramente avrà una possibilità in più, una chance di vivere, e di vivere lontano dalla guerra.

Grazie a Elisa Fangareggi e a Time4Life per lui e la sua famiglia comincia una seconda vita.

domenica 13 luglio 2014

BASTA DISCRIMINAZIONI PER I BAMBINI ROMA

Sono innanzitutto bambini e per loro nessuna discriminazione: a dirlo forte è la presidente della CAI Della Monica intervenuta ieri ad un convegno a Roma. A cui abbiamo partecipato anche noi. E ve lo raccontiamo.
“Minori Rom: tutela dei diritti e prevenzione dell’esclusione” è il titolo del convegno svoltosi ieri a Roma organizzato dall’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, in collaborazione con l’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).
L’incontro è stato senza dubbio di alto livello, nel corso del quale sono state affrontate con professionalità le diverse problematiche che coinvolgono il mondo dei Rom in Italia, con particolare riferimento l’universo minori.
Luisa Quaranta, responsabile della sede romana di CIAI, che lo ha seguito per noi, ci ha fornito una sintesi dei passaggi che più riguardavano il nostro ambito di lavoro, l’adozione. Fra i relatori, infatti, vi era anche il Presidente della CAI, Commissione per le Adozioni Internazionali, Silvia Della Monica, che ha affrontato il tema della tutela dei diritti dei minori Rom nell’ambito dell’adozione nazionale e internazionale.
La presidente CAI ha innanzitutto sottolineato come, in realtà, nella Legge attualmente in vigore in Italia in la tutela nei confronti dei bambini Rom risulti attenuata. Ha ricordato come la Corte di Cassazione sia lodevolmente intervenuta contro la discriminazione nel 2009, accogliendo il ricorso presentato contro un decreto di idoneità del Tribunale per i minorenni di Catania; tale decreto, lo ricordiamo, conteneva un vincolo rispetto al colore della pelle del minore adottabile ed è stato evidenziato come un decreto non possa essere discriminatorio e non possa andare contro il superiore interesse del minore. In un altro caso, del 2011, lo stesso Procuratore generale era intervenuto a tutela della legge affermando che debba essere negata l’idoneità a una coppia che nel colloquio con il giudice aveva espresso la sua “non disponibilità” nei confronti  di bambini di religione diversa dalla cattolica, figli di pazienti psichiatrici o bambini Rom e aveva espresso perplessità per bambini di colore.
La discriminazione contro i minori Rom avviene anche all’estero (Bulgaria, Slovacchia e anche Lettonia): è emerso, infatti, che le coppie di questi paesi che si avvicinano all’adozione nazionale non vogliono bambini Rom. La Presidente CAI ha citato il caso della direttrice di un orfanatrofio bulgaro che, firmando l’assenso per l’adozione a una coppia italiana, ha dichiarato che la bambina in questione era stata ripetutamente rifiutata in quanto Rom.
Proseguendo nel suo intervento, Silvia Della Monica ha anche sottolineato come sia compito della CAI tutelare che nessuna discriminazione venga posta in atto dagli Enti Autorizzati; ha portato ad esempio una frase in cui si è imbattuta sul sito di un Ente che descriveva, testuali parole :” i minori rom hanno caratteristiche fisiche particolari, colorito scuro e aspetto muscoloso“. Ha assicurato che lo farà togliere e ci auguriamo che lo faccia presto. Si è ancora detta assolutamente contraria alla desgiuridizionalizzazione e anche al passaggio alle competenze di politica estera, ritenendo che si debba invece rimanere nell’ambito della tutela dei diritti umani.
Dai contributi degli altri relatori ricaviamo innanzitutto qualche dato: in tutta Europa i Rom sono 11 milioni, in Italia sono 130/170 mila, lo 0,3% della popolazione. 70% sono cittadini italiani e 60% sono bambini. Nelle case famiglia rappresentano il 10% dei bambini ricoverati. Educazione, salute alloggio, lavoro sono i cardini dell’integrazione. La loro vulnerabilità passa soprattutto attraverso la loro invisibilità: un bambino nato in Italia, se i suoi genitori non hanno documenti, è di fatto apolide, non ha né la cittadinanza italiana  e nemmeno quello del Paese di origine della sua famiglia.
Ulderico Daniele, Professore di Antropologia Culturale nell’Università degli Studi Roma Tre nella sua relazione I giovani rom nei campi nomadi: le pratiche ambigue del diritto e della tutela” ha invitato ad osservare come la retorica del diritto e della cultura possano giustificare al tempo stesso la massima repressione e il massimo lassismo. “Identificando la minoranza, la discrimino e la isolo. Sembra assurdo, ma garantire il container per abitarvi se si mandano i figli a scuola e garantire il pulmino che ce li porta, significa aumentare la diversità del bambino Rom dagli altri bambini. Mettere a disposizione il mediatore culturale nei rapporti tra la famiglia e la scuola significa sottolineare l’incapacità dei genitori a rappresentarsi. Insomma non dobbiamo pensare i Rom come un universo monolitico, ma considerare la dimensione storica e quella del contesto” ha detto il professor Daniele.

martedì 8 luglio 2014

IL VALORE DELL'ATTESA

Tante cose mi ha dato l’adozione.

Mi ha insegnato la pazienza
.
Mi ha insegnato a gestire l’attesa.
Mi ha insegnato il valore dei giorni.
Mi ha insegnato che l’amore non è scontato.
Mi ha insegnato che l’amore, a volte, è dolore.
Mi ha insegnato a guardare oltre il mio mondo.
Mi ha insegnato a guardarmi dentro.
Mi ha insegnato che “quelli grandi” sono i più piccoli.
Mi ha insegnato che non importa quanta strada va fatta, importa dove si vuole arrivare.
Mi ha insegnato ad amare una persona più della di ogni altra “cosa” al mondo… prima ancora di incontrarla.
Mi ha insegnato a farmi da parte, a non sentire solo i miei bisogni, ma a pensare anche al bene di qualcun altro.
Mi ha regalato un cuore nuovo, custodito nel corpicino del mio sogno.

lunedì 7 luglio 2014

SI E' INASPETTATAMENTE DIMESSO IL DIRETTORE DELL'ICBF

Di seguito il link a cui daremo traduzione il prima possibilehttp://www.icbf.gov.co/portal/page/portal/Descargas1/Prensa1/CARTARENUNCIA-DIRICBF.pdf





Perchè adottare







Adozione...perché?
Per fare una buona azione?
Per salvare un bambino sfortunato?
Perché la sfortuna non ci ha reso genitori di pancia?
Per ripiego?
Per consolazione?
Tante sono le motivazioni che il pensare comune da' quando si parla di adozione.
Noi abbiamo scelto di adottare perché volevamo diventare genitori.
Abbiamo scelto la strada che ci sembrava più adatta a noi e al nostro essere.
Volevamo diventare famiglia e abbiamo percorso la nostra strada.
Nessuna buona azione o opera di salvataggio!
Anzi...siamo noi che siamo stati salvati!
L'adozione ci ha ridonato la gioia e il sorriso.
L'adozione ci ha donato quello che ogni figlio dona alla sua mamma e al suo papà!

venerdì 4 luglio 2014

COSA VUOL DIRE "FAMIGLIA"?




Marshall Sahlins, La parentela: cos’è e cosa non è
Elèuthera, 126 pagine, 13 euro
Da qualche tempo gli antropologi hanno capito che ridurre la parentela ai soli legami di sangue è una prospettiva limitante: ci sono moltissime culture in cui gli individui hanno parenti sulla base di legami che non hanno nulla a che vedere con quella procreazione che noi continuiamo a definire naturale. Anche nell’occidente sviluppato il mutare della composizione delle famiglie e la diffusione delle tecniche di fecondazione assistita rendono necessario pensare nuove definizioni dell’essere parenti.
Giunge quindi benvenuta questa riflessione del grande antropologo Marshall Sahlins, che ci ha insegnato spesso a cambiare prospettiva su quello che ci sembra naturale (l’economia, la democrazia, la storia). Stavolta Sahlins riflette su quale sia il fondamento della parentela nelle società umane e, oltre a smontare ogni ipotesi fondata sulla biologia, ne propone una che ha il suo concetto chiave nella reciprocità.
Secondo lui, due individui sono parenti quando l’uno condivide, dal punto di vista affettivo e da quello simbolico, la vita dell’altro. Si tratta di una definizione inclusiva che comprende sia quanti s’identificano in un rapporto basato sulla procreazione, sia quanti non ci si identificano (come i bambini delle isole Trobriand, che non hanno alcuna relazione con gli uomini che li hanno concepiti): una definizione che forse sarebbe utile anche per i legislatori.
Internazionale, numero 1057, 27 giugno 2014